sabato 31 dicembre 2016

UN MANGA DELLA YAMATO


Sicuramente tutti conoscono il manga della Yamato realizzato da Leiji Matsumoto (creatore della serie), ma in pochi sanno che altri artisti si sono cimentati con la famosa corazzata spaziale. Negli anni Settanta il mangana Akira Hio ha scritto e disegnato più di una storia. Del 1978 è il suo adattamento a fumetti del lungometraggio "Addio Yamato". Una breve serie in tre volumi (le immagini del post sono tutte di questa miniserie) nella quale il mecha design è in perfetto stile Matsumoto, mentre i personaggi sono disegnati in modo maggiormente personale, talvolta con alcuni dettagli che ricordano persino gli shojo manga. Una serie gradevole, ma soprattutto un nuovo punto di vista sul Lejiverse. In Italia la serie può essere acquistata da fioridiciliegioadriana@gmail.com.





lunedì 30 maggio 2016

LE DONNE DI MATSUMOTO


Il mangaka Leiji Matsumoto è conosciuto in Occidente per i suoi personaggi maschili, Harlock su tutti, ma in realtà è con quelli femminili che ha dato il meglio di sé. A esclusione di Harlock e pochi altri, infatti, gli uomini disegnati da Matsumoto sono spesso bassi e ridicoli, fin brutti. Barilotti occhialuti, esseri tarchiati e poco accattivanti. Le sue donne, al contrario, sono slanciate e bellissime, sensuali e dalla movenze aggraziate. Ma non fatevi ingannare, non sono oggetti sessuali, sono il "sesso debole", dato che si battono con una determinazione, una forza e un'intelligenza invidiabili. Persino le "cattive" Mazoniane di Harlock vantano tali caratteristiche, figuriamoci le figure positive. Molte di loro sono state raccolte nel bel volume "Illusion of Beauty", che oltre a una miriade di illustrazioni raccoglie alcuni manga brevi, tra cui un episodio della serie Sexaroid. Se apprezzate Matsumoto, non potete farvelo sfuggire. In Italia può essere richiesto a fioridiciliegioadriana@gmail.com.







giovedì 28 aprile 2016

ALCOL & PIRATI


Sull’Arcadia l’alcol non manca. Vini e liquori sono bene accolti, i primi soprattutto da Harlock, che li sorseggia silenziosamente osservando il cosmo, i secondi da Dottor Zero e da altri membri dell’equipaggio, che quando sono in pausa non disdegnano qualche bella sbronza. Per non parlare di Mime, appartenente a un popolo alieno che si nutre solo d’alcol. Anche i pirati del passato erano grandi estimatori di tale genere di bevande. Scrisse un osservatore dell’epoca che “il liquore è il vero e proprio cemento che tiene insieme il corpo e l’anima del marinaio.” Bere era uno dei pochi passatempi durante le lunghe giornate passate in mare, e un modo per socializzare. Tra un brindisi e l’altro, i pirati facevano amicizia, auguravano buona fortuna agli amici e maledicevano i nemici. Bere riduceva lo stress, faceva dimenticare fatica e pericoli, ammorbidiva il carattere, facilitava le relazioni. Inoltre era anche un nutrimento. Talvolta, però, questo passatempo diventava eccessivo, tanto che si verificarono casi di navi pirata catturate perché l’equipaggio era stato sorpreso completamente ubriaco. Talvolta, quindi, i capitani ponevano dei limiti ai loro uomini, oppure li costringevano a diluire l’alcol. Come nel caso del grog, beverone ottenuto allungando il rum con zucchero, acqua e succo di agrumi. Anche per i pirati gli eccessi potevano infatti dimostrarsi molto pericolosi.