sabato 3 novembre 2018

PIRATI & LIBERTÀ


La pirateria esiste da millenni, praticamente sin da quando gli uomini hanno imparato a solcare i mari a bordo di navi.
Il più delle volte i pirati erano marinai in cerca di facili fortune, in alcuni casi però ambivano anche a qualcosa di più prezioso, la libertà, e si opponevano al potere costituito. Si narra che anche il macedone Alessandro il grande nel 331 a.C. dovette combattere i pirati e che, catturatone uno e portatolo al suo cospetto, sostenne un'interessante conversazione, rivelatoria dello spirito che ha spesso animato i pirati in tutto il mondo. Chiese il sovrano all'uomo in catene: “per quali ragioni infesti i mari con le tue azioni?” Rispose lo sventurato: “Per le stesse ragioni che hai tu per conquistare il mondo. Ma siccome io lo faccio su una piccola nave, sono considerato un pirata, mentre tu che lo fai con un grande esercito sei acclamato imperatore.” Eccolo, il germe della ribellione, la strafottenza di chi non si piega davanti ai potenti. Atteggiamenti sviluppatisi fino al diciottesimo secolo, quando la pirateria divennero anche un forma di rivalsa, il tentativo di opporsi alle leggi dei potenti per creare una società utopica ed egualitaria. I vascelli pirati erano per i pirati una sorta di “nazione democratica e cosmopolita” in opposizione alle nazioni di tutto il mondo. L'idea non è affatto assurda, se si pensa che i pirati eleggevano il proprio comandante, si dividevano in parti uguali il bottino, votavano per prendere decisioni. Tutte cose non consentite all'interno della cosiddetta società civile.