mercoledì 19 aprile 2017

MAPPE & BUSSOLE, COMPUTER & TELESCOPI


Ai tempi degli antichi pirati terrestri la navigazione non era cosa semplice. Per orientarsi, individuare la propria posizione, tracciare una rotta i pirati potevano contare su pochissimi strumenti, talvolta poco precisi. C’era la bussola, il cui ago indigava la direzione nord. I cannocchiali, con cui stimare drezione e distanza utilizzando le nuvole e gli uccelli. La balestriglia, complesso strumento ad aste con cui osservare il sole per valutare la latitudine. Ma gli strumenti più preziosi, ambiti da qualsiasi capitano, restavano delle mappe precise, in cui fossero riportati terre, insenature, porti, scogli affioranti e ogni altro punto di riferimento o pericolo presente in mare. I libri che raccoglievano le carte nautiche erano detti “portolani” e spesso i pirati per ottenerli dovevano rubarli a qualche vascello abbordato, dopodiché li conservavano come veri e propri tesori. Per i pirati i i piloti esperti, in grado di manovrare una nave con strumenti così limitati e indicazioni approssimative, erano veri e propri “artisti del mare”. La navigazione per loro restava affidata in buona parte all’esperienza, al senso comune e a una buona dose di fortuna. E se la latitudine, grazie al sole, poteva essere calcolata con una certa accuratezza, la longitudine restava spesso un’incognita. Talvolta l’aspetto più duro del lavoro del pirata non era scontrarsi con una ave nemica, ma riuscire a trovarla nella vastità dei mari!
Ai tempi di Capitan Harlock, nel trentesimo secolo, la tecnologia ha fornito ai navigatori, che si spostano tra le stelle invece che sui mari, strumenti pressoché infallibili. Stabilire la rotta nello spazio è un compito che spetta sempre al capitano, ma i complessi calcoli che comporta sono affidati a sofisticatissimi computer di bordo. Quello dell’Arcadia, in particolare, è decisamente avanzato, nonché dotato di qualcosa di estremamente umano: l’anima e l’intelligenza del suo costruttore Tochiro, grande amico di Harlock, fusosi per sempre con la sua creazione più sorprendente, l’Arcadia appunto, al momento della sua morte fisica. Riguardo alle mappe, continuano a esistere, ma il più delle volte non sono su carta bensì elettroniche, file di computer visionabili su schermi giganteschi, grazie ai quali è possibile osservare ogni angolo del cosmo, perlomeno di quello già conosciuto. Niente pù cannocchiali, bensì avveniristici telescopi. Niente bussole e niente sole per orientarsi, ma ammassi stellari, nebulose, radiofari, rotte spaziali. Tra decine di indicatori, oblò, luci lampeggianti, apparecchiature elettroniche, lancette, scritte luminose, i compiti dei pirati dello spazio si sono decisamente semplificati rispetto a quelli dei loro colleghi di oltre mille anni prima, ma i pericoli che devono affrontare sono diventati ancora più grandi.

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